Andrea ascolta e scrive
Andrea ha un disturbo specifico del linguaggio, ama gli animali e la natura. Ecco il racconto di un laboratorio di poesia fatto insieme a tutti i suoi compagni. Di Evelina De Signoribus
Andrea è in terza, ha un disturbo specifico del linguaggio, ama gli animali e la natura. Ecco il racconto di un laboratorio di poesia fatto insieme a tutti i suoi compagni.
La poesia nella scuola primaria ha uno strano destino. Spesso (e nei casi peggiori) è ridotta ad accompagnare ricorrenze e festività. Altre volte gli insegnanti si concentrano sulla produzione di testi da parte dei bambini, dimenticando che la creatività non è un obiettivo (semmai è una finalità) e che “creare” piccoli poeti non è sempre utile e alle volte nemmeno giusto.
In generale, è difficile che attività laboratoriali acquistino un senso profondo in una classe dove la lettura di poesia non sia pratica quotidiana e dove non ci sia, da parte degli insegnanti, una ricerca di testi e autori che non tradiscano l’intelligenza del bambino.
Per questo il laboratorio poetico dovrebbe avere come punto di partenza la lettura, attenta e continua, di testi di qualità, e come realizzazione il momento in cui le parole cominciano ad assumere una forma anche visiva, ad essere manipolate, e la pratica risponde alle esigenze di tutta classe, nessuno escluso.
È quanto ho tentato di fare, come tirocinante, durante un’attività di poesia in una classe terza, dove c’è anche Andrea (lo chiamerò così), un bambino con lieve ritardo cognitivo, con una previsione migliorativa fino a possibile normalizzazione.
Storia di Andrea
La classe di Andrea è composta di 15 alunni, e questo numero esiguo, insieme al buon rapporto tra l’insegnante curricolare e quella di sostegno, che riescono ad alternarsi fluidamente, senza dubbio lo favorisce.
Andrea presenta un disturbo specifico di linguaggio e difficoltà di comunicazione e apprendimento. La sua comprensione verbale è ridotta per la ristrettezza in ambito lessicale. Presenta un deficit della memoria a breve termine ed è facilmente distraibile a causa di una ridotta capacità di attenzione uditiva. Insicuro, il bambino necessita di continue rassicurazioni e ha scarsa tolleranza alla frustrazione.
Ha un buon rapporto con i compagni e le insegnanti e vive in campagna: ha una vera e propria fattoria, è un amante degli animali dei quali, mi dicono, vorrebbe occuparsi da grande.
Non date retta al re, non date retta a me
Desideravo proporre un’attività che coinvolgesse Andrea insieme a tutta la classe, che aiutasse sia lui, sia gli altri bambini, a conoscere nuove parole e che si focalizzasse possibilmente sugli interessi e sulle proiezioni future di Andrea. L’insegnante aveva parlato di poesia qualche lezione prima. Così ho pensato a un’attività che permettesse a tutti i bambini di ripassare i concetti principali e di associare questa parola, poesia, ad un’esperienza da ricordare, esprimere e verbalizzare (elemento, quest'ultimo, che mi sembrava di particolare interesse appunto nel caso di Andrea).
La mia scelta è caduta sul tema delle rime baciate. Il lavoro si sarebbe prestato anche alla trasversalità, grazie alla musicalità, al ritmo, alla lettura interpretativa, al gioco, al disegno, alla costruzione e quindi alla manualità (la poesia è una forma letteraria che apre molte possibilità di ricerca espressiva).
Dopo un breve dialogo con tutti su che cosa fosse, per loro, la poesia, ci siamo raccolti in cerchio, e ho letto ad alta voce alcuni versi. Erano poesie scelte, con un occhio di riguardo alle rime baciate, dalle Scarabattole di Giovanni Giudici (“Mezzo uccello, mezzo bambino / grande come un maggiolino / se ne va solo soletto / questo strano animaletto”) e dal Vaporetto di Alfonso Gatto ("Non date retta al re, / non date retta a me. / Chi v’inganna / si fa sempre più alto di una spanna / si mette sempre un berretto, incede eretto / con tante medaglie sul petto”).
Andrea, tra gli altri, era attento. E a questo punto eravamo tutti un po’ più pronti per iniziare l’attività laboratoriale: doveva essere pratica e quindi visibile nei suoi passaggi, così da rimanere impressa nella memoria, semplice ma non noiosa.
Fiore… colore… pastore!
Fissato alla lavagna un cartellone, ho disegnato al centro un cerchio che rappresentava il cuore di un fiore. Ho poi scritto al centro la parola fiore.
A questo punto ho dato a tutti i bambini dei cartoncini azzurri e ho chiesto loro di ritagliare ciascuno molti petali. Andrea ha lavorato in piena autonomia: anche lui ha preso il cartoncino e ha ritagliato il suo petalo.
Successivamente ho chiesto ai bambini di scrivere ognuno una parola che facesse rima con fiore sul loro petalo e poi, uno alla volta, di andarlo a incollare intorno al cerchio contenente la parola fiore. Andrea ha attaccato la sua parola: colore.
Alla fine il fiore era colmo di petali che facevano rima con fiore e se i bambini, all’inizio, avevano impiegato un po’ di tempo a scegliere la parola adatta, rotto il ghiaccio, le parole che facevano rima con “fiore” arrivavano a fiumi (splendore, orrore, sudore...) e ho cominciato a trascriverle alla lavagna. Anche Andrea era molto più sciolto e ha suggerito la parola pastore.
Sono stata molto contenta (ricordate il suo amore per gli animali e per la natura?): è stato come un segnale che il tutto non era solo teorico e lontano ma cominciava ad avvicinarsi alla sua quotidianità. A questo punto i bambini hanno provato a scrivere, ognuno la propria poesia, aiutandosi con le parole che avevamo a disposizione e cercando di creare una rima.
Andrea ha scritto la sua, l’ha letta e l’ha accompagnata spontaneamente con un disegno: parlava degli animali, del suo cavallo e della natura.
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