Gli Etruschi sono ancora poco conosciuti. Spesso si parla di
loro come di un popolo misterioso, un popolo che ha lasciato poche tracce
linguistiche, relative opere artistiche, scarsi documenti e immagini di sé.
Ancora non chiara la loro lingua. Ancora meno chiari sono i giochi degli
etruschi. Certamente i ragazzi e gli adulti praticavano giochi che ancora
oggi sono conosciuti. Il gioco è antico come il mondo e certi giochi
attraversano le culture (nel tempo e nello spazio). Giochi con oggetti, giochi
di azzardo, giochi di competizione, si può dire che ci siano sempre stati.
Quello che è meno noto è che anche gli antichi lasciavano per scritto le regole dei loro giochi (nel V
secolo a.C. una commedia – perduta – di Cratere era intitolata “Cose da
fanciulli”; Svetonio scrisse Sui fanciulli dell’Ellade – perduto -, attingendo
ai trattati alessandrini, perduti anch’essi. Oggi ci rimane solo un trattato di
Polluce, il quale lo compilò attingendo a lavori oggi persi.
Gli etruschi ci hanno lasciato ancora meno: qualche oggetto e
qualche immagine sui vasi o nelle tombe. Eppure possiamo ricostruire con una
certa sicurezza che i bambini etruschi giocassero con bambole e animali di
terracotta, con carrettini e cerchi di legno, che conoscessero le trottole ed i
rocchetti (yo-yo), che facessero volare gli aquiloni, che praticassero giochi
di tavoliere con i dadi, che giocassero con le noci e con gli astragali, che
conoscessero la palla e giocassero ad una specie di hockey (come i giovani
greci), ed anche che fossero uno dei popoli più ‘sportivi’ dell’antichità. I
romani importarono ad esempio dagli etruschi la corsa con i carri.
Eppure, nonostante la scarsità di documenti che sono in
circolazione, possiamo dire di possedere oggi un materiale più che sufficiente
per avviare un laboratorio sui giochi etruschi. Molti riferimenti possono
essere tratti dai giochi greci, egizi, romani, orientali. Gli etruschi erano un
popolo di commercianti, solcavano con le loro navi tutto il mediterraneo (la
terra etrusca era ricchissima di ferro) ed è quindi più che probabile
conoscessero ed importassero i giochi che all’epoca erano praticati negli altri
paesi. Anche se non ci risulta che nelle tombe etrusche siano state trovate
molte tavolette di gioco con le linee tracciate, noi possiamo essere certi che
gli etruschi conoscessero le scacchiere incise sulle lastre di marmo, sulle pietre,
sulle tombe, nei templi… che erano disegnate da greci e romani (una bellissima
lastra con scacchiera rotonda si trova nel tempio di Apollo e Didyma ed è risalente al IV secolo
a.C.). Nella tomba dei Rilievi è affrescato un grande vassoio rettangolare
sulla cui superficie appaiono tracciate undici linee orizzontali. Accanto al
vassoio è appesa una borsa. Si tratta forse di una tabula fusoria (scacchiera)
con la borsa contenente le pedine per giocare a Ludus Duodecim Scriptorum (un
antenato del backgammon, in uso presso i romani) o ad altri giochi simili. Si
sa per certo che gli adulti giocassero a Kottabos e non disdegnavano la
giocoleria (di tradizione egiziana) e lo sport.
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