Sakura Matsuri Antiquariato nasce dalla passione autentica e genuina per il Giappone e per la bellezza delle sue antiche opere d'arte. Fa da sfondo alla nostra attivitá la città di Firenze, gioiello dell'arte rinascimentale e baluardo della cultura. La stessa Firenze, giá nel XIX° secolo, seppe apprezzare e valorizzare gli usi ed i costumi del riscoperto oriente facendosi fulcro di quella corrente, cosí poco conosciuta, che prese il nome di"giapponismo". Le frontiere del Giappone, da poco riaperte al mondo dopo la vicenda delle navi nere del commodoro Perry, fecero riscoprire all'occidente l'amore per l'oriente e per il paese del Sol Levante in particolare. Mentre l'Europa si scopriva attratta dalla raffinatezza orientale, Firenze fece la sua parte nel dare impulso a questa nuova tendenza e in occasione del carnevale del 1888, l'allora "Ghetto fiorentino", si vestí con i colori della Cina e del Giappone. La città si lasciò trascinare dal nuovo impeto artistico che avrebbe portato all'apertura delle prime botteghe specializzate in antiquariato orientale, sovente frequentate da un'anfitrione che fece del collezionismo il motivo trainante di un'intera esistenza, lasciando in ereditá alla città il museo che ancora oggi reca il suo nome,Frederick Stibbert. Dopo più di un secolo quello che Sakura Matsuri propone é un antiquariato dettato dal gusto personale e secondo ad una sola regola: l' arte é ció che piace ed emoziona e prescinde da classificazioni oggettive. L'antiquariato quindi, diretto discendente dell'arte stessa, vive del sentire di chi lo ammira, apprezza e quindi colleziona. Secondo questo dettame troverete quindi opere di diversa natura accompagnarsi insieme, fianco a fianco in questo negozio, non per convenzione ma perché da noi fortemente volute. Un altro fattore accomuna il nostro antiquariato: una provenienza rigorosamente giapponese e quindi un' autenticitá ad ogni costo! Proprio in virtú dell'amore che ci lega a queste opere d'arte, Sakura Matsuri opera un'importazione regolare e documentata. Su questo portale potrete trovare oggetti di diversa realizzazione e tipologia, ma sempre soggetti alle regolari procedure e dichiarazioni di importazione ed esportazione. Navigando il menu é possibile accedere alle varie sezioni riguardanti nihonto (spada giapponese: katana, wakizashi, tanto, tachi ecc.),koshirae (montatura della spada giapponese: tsuba, menuki, fuchi, kashira ecc.), netsuke, kiseru, yatate e tutti gli altri oggetti che siamo fieri di proporvi, che a noi per primi emozionano e che quindi decidiamo di inserire di volta in volta nella collezione Sakura Matsuri. Nelle sezioni "contatti","spedizioni" e "acquisti" sono presenti informazioni di natura pratica e nella sezione "schede" é possibile approfondire la natura degli oggetti da noi trattati. La sezione dedicata al nostro "laboratorio" ci rende particolarmente orgogliosi; ivi troverete alcuni dei pezzi da noi realizzati, assieme a tutto il rispetto per la tradizione che mettiamo nelle nuove creazioni. Per qualsiasi richiesta siamo a vostra disposizione.
Nihonto
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La lavorazione del ferro, sia per fusione che per forgiatura, era conosciuta nella Cina del Nord sin dal VI secolo a. C. Il Giappone nel 362 d.C. invase la Korea e, rimanendovi per duecento anni, ebbe modo di acquisire dalla vicina Cina la conoscenza delle armi di ferro ed in particolare della spada, dritta e ad un solo taglio. Fino ad allora, le armi erano state sempre prodotto in pietra e in bronzo, durante le culture Jomon Yayoi.
Dopo una massiccia importazione di spade cinesi, reperibili nelle sepolture preistoriche, il Giappone sul finire del quarto secolo inizia una propria produzione di spade in ferro, elaborando e raffinando tecniche e forme assolutamente originali. Queste prime spade, chiamate jokoto, erano dritte e la lama (tachi) era lunga dai 90 cm al metro, secondo le misure che vengono date nel Kojiki e nel Nihonshoki. Già in quest'epoca erano presenti vari tipi di spade, come la tsurugi (molto appuntita con il filo su tutti e due i lati della lama, spesso raffigurata nell'iconografia buddista), la tsurugi no tachi (con il filo da un solo lato nella parte di lama vicino all'impugnatura e doppio verso la punta) o la warabite no tachi (una specie di corto pugnale nel quale la lama, spessa e larga, e l'elsa sono formate da un unico pezzo di metallo lavorato). Con l'avvento del periodo Heian (794- 1185) la lama comincia ad assumere alcune caratteristiche distintive che renderanno la spada giapponese simile a come la intendiamo oggi (migliorandone l'efficacia come arma e la bellezza come oggetto d'arte), come una lunghezza media di 80 cm, una certa riduzione di spessore rispetto al periodo precedente e, soprattutto, la curvatura vicino l'impugnatura (koshizori), che indica come in battaglia fosse ormai diventato più importante il fendente piuttosto che la stoccata. Bisogna ricordare che in questo periodo numerose guerre scoppiarono in tutto il Giappone, ed un editto governativo del 984 (attraverso il quale si vietava ai civili, tranne a color che fossero in possesso di un permesso speciale, di indossare spade) ci mostra come in quel tempo il possesso di un'arma fosse diventata un'abitudine diffusa tra la popolazione. Nel primo periodo Kamakura (1185-1333), durante il quale la classe militare divenne la colonna portante del paese, si assiste allo sviluppo del tanto, una specie di corto pugnale che si portava alla cintura, e alla nascita del kodachi (piccola tachi), sulla cui origine si discute ancora. Si pensa venisse generalmente usato accompagnandolo al normale tachi (forse come un primitivo daisho), o che fosse un tipo di spada specificatamente pensato per guerrieri molto giovani. In ogni caso, a parte le dimensioni ridotte (la lama misurava meno di 60 cm), esteticamente si presentava come un classico tachi. Nel 1274 e nel 1281 il Giappone venne invaso dai Mongoli, e si salvò entrambe le volte grazie all'intervento del provvidenziale kamikaze (il "vento divino" che spazzò via la flotta mongola). Temendo un terzo assalto (che tuttavia non si verificò mai), in tutto il paese le manovre militari si intensificarono e la produzione di spade aumentò. Uno dei risultati di questo incremento di produzione fu la creazione di un nuovo tipo di spada, la ikubi kissaki no tachi, leggermente più larga e spessa delle precedenti. Anche la produzione di tanto aumentò notevolmente, probabilmente a causa del perfezionamento che le tecniche di combattimento stavano subendo in questo periodo; il tanto infatti si rivelava molto utile nel combattimento ravvicinato (era lungo infatti attorno ai 25 cm), nel quale la lunga tachi non si dimostrava altrettanto maneggevole. Verso la fine del periodo Kamakura cominciò a manifestarsi la tendenza ad allungare le lame, costume che esplose nel periodo Nambokucho (1333-1391), durante il quale la lunghezza delle spade divenne di circa un metro; questa tendenza colpì anche la naginata (l'alabarda). Il motivo di queste esagerazioni va ricercato probabilmente nel fatto che in questo periodo esistevano due corti imperiali contrapposte che ovviamente rivaleggiavano tra di loro, e che quindi cercavano di ostentare il proprio potere anche attraverso il dispiego di attrezzature militari ed armi dall'imponente apparenza. Il periodo Muromachi (1392- 1573) vede l'unione delle due corti rivali, e quindi cessa di esistere la necessità di ostentare armi di proporzioni esagerate; si ritorna quindi alle dimensioni consuete, ma presto nuove innovazioni appaiono sulla scena. Nasce un nuovo tipo di spada, la uchigatana, che possiede due caratteristiche principali: la curvatura è vicino alla punta (sakizori) e non vicino all' impugnatura (koshizori) come nelle spade precedenti. L' uchigatana, inoltre, veniva portata con il filo rivolto verso l'alto. Questo perchè si stava diffondendo la tecnica di combattimento che prevedeva estrazione ed attacco con un unico movimento (tecnica che più tardi prenderà il nome di Iaijutsu); ciò era possibile solo se il filo della lama, al momento dell'estrazione, era rivolto verso l'alto, e la curvatura sakizori rendeva più agevole la procedura. Le uchigatana venivano forgiate con varie misure. Quelle più lunghe di 60 centimetri erano chiamate katana (termine che col tempo passerà ad indicare tutte le spade in generale), mentre quelle più corte erano chiamate wakizashi o ko-dachi. In ogni caso le spade di questo periodo erano realizzate abbastanza alla buona, in quanto le lame più diffuse erano ancora le tachi. Uchigatana di qualità cominceranno ad essere prodotte solo nel periodo Momoyama. Verso la fine del periodo Muromachi si diffonde un nuovo tipo di tanto, lungo solo 15 centimetri, che veniva portato nascosto tra le vesti. La più importante innovazione nel campo delle spade, che avvenne tra la fine del sedicesimo secolo e l'inizio del diciassettesimo (tanto è vero che le spade prodotte dal periodo Momoyama in poi saranno chiamate Shinto, nuove spade), fu il praticamente totale abbandono della tachi mentre si fece largo l'abitudine di portare al fianco una coppia di spade (katana e wakizashi) insieme; questa coppia prese il nome di daisho (grande-piccolo) e si diffuse sempre più, anche se nei primi tempi le lame di questi daisho non erano altro che tachi accorciate per lo scopo. Come per il kodachi, anche l'introduzione del wakizashi non ha una spiegazione ben definita. Tuttavia si può cercare una spiegazione nell'abitudine, per i samurai, di lasciare la katana all'esterno di un edificio ed entrare armati solo di wakizashi, che quindi troverebbe la sua ragion d'essere nel venire usata come un'arma per combattimenti al coperto (anche se il più famoso utilizzatore del daisho fu Miyamoto Musashi, il grande samurai che per primo formalizzò l'utilizzo contemporaneo in combattimento di katana e wakizashi) Con l'introduzione e la diffusione del daisho, il tanto cadde in disuso. Venne utilizzato però, col nome di harakirigatana, per compiere il suicidio rituale (harakiri, appunto). Nel 1876, otto anni dopo la restaurazione Meiji, venne promulgato un editto che proibiva ai samurai di portare la spada; in questo modo, di riflesso, i maestri forgiatori di spade si ritrovarono senza lavoro. Tuttavia anni dopo (dopo le guerre contro Cina e Russia) la produzione di spade riprese, essenzialmente per gli ufficiali dell'esercito; queste lame prendono il nome di gendaito (spade moderne). Tuttavia dopo l'editto Meiji molti armaioli avevano abbandonato l'arte, ma Gassan Sadakazu, uno spadaio di Osaka, non aveva mai smesso di forgiare spade e nel 1906 venne nominato Armaiolo ufficiale della Corte Imperiale.
descrizione
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Nome oggetto (kanji): 太刀
Nome oggetto (romaji): Tachi
Epoca : Medio Muromachi, Koto
Nagasa: 66,7cm
Sori: 0,9cm
Moto-haba: 3,0cm
Moto-kasane: 0,7cm
Saki-haba: 2,2cm
Saki-kasane: 0,5cm
Mei: Mihara Masamune Saku
Descrizione: tachi Higo Mihara Masamune, sugata
shinogi zukuri, iori mune, chu kissaki, nakago suriage. Hada itame, mista a
nagare che a tratti diviene quasi ayasugi. Hamon suguha in ji nie con presenza
di ashi. Boshi suguha con kaeri ampio senza ritorno. Nakago suriage ichimonji,
con due mekugi ana. Montautra in shirasaya con habaki in argento lavorato.
Descrizione
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Nome oggetto (kanji): 太刀
Nome oggetto (romaji): Tachi
Epoca : Tardo Muromachi, Koto
Nagasa: 78,4cm
Sori: 2,5cm
Moto-haba: 3,3cm
Moto-kasane: 0,8cm
Saki-haba: 2,4cm
Saki-kasane: 0,6cm
Mei: Morimitsu
Descrizione: Tachi dell’era Tenbun, 1532 circa,
firmata Norimitsu. Sugata shinogi zukuri, iori mune, dal sori profondo con
presenza di funbari e marcata differenze fra moto haba e saki haba, ko kissaki
in stile tachi del periodo Kamakura. Hada kitae, itame misto a mokume, in ji
nie. Hamon in stile Bizen, gunome midare basato su suguha con presenza di
sunagashi. Nakago ubu, yasurime katte sagari, 2 mekugi ana. Horimono bo-hi maru
dome su entrambi i lati. Montatura in koshirae laccato rosso risalente al
periodo Edo, con tsuba ana gata (a tema floreale) sulla quale reca il doppio
kamon igeta/hanabishi. Certificato Hozon Touken Kanteisho.
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Nome oggetto (kanji): 刀
Nome oggetto (romaji): Katana
Epoca : Periodo Showato
Nagasa: 64,6 cm
Sori: 2,2 cm
Moto-haba: 3,0 cm
Moto-kasane: 0,9 cm
Saki-haba: 2,0 cm
Saki-kasane: 0,6 cm
Mei: Bizen no kuni ju Osafune
Genbeijō Sukesada (Kazuhira)
Descrizione:
katana firmata Kazuhira, periodo Showato, forgiata nella prefettura di Nagano.
Sugata shinogi zukuri, iori mune, dal mihaba regolare, kasane spesso, hira niku
leggero, sakizori; la lama é stata forgiata dall'artista quale tributo al
lavoro di Genbeijō Sukesada, periodo tardo Muromachi, come riportato nella mei.
Hada ko itame in ji nie e chikei. Hamon ampio gunome choji midare con ashi, in
nioi guchi. Boshi o-suguha con ampio kaeri, ko maru. Nakago ubu, ha agari
kurijiri, katte sagari yasurime e 1 mekugi ana. La lama si presenta montata in
shirasaya, con apposto kantei del sensei Hon’ami Nisshu. Mei completa: Bizen no
kuni ju Osafune genbeijō sukesada, 8° mese 2° anno era Kouji, nushi Iizuka ukyo
no shin Yoshihide saku kore, (mune) Tsugiya Kazuhira saku mizunoe saru.
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Nome oggetto (kanji): 刀
Nome oggetto (romaji):
Katana
Epoca : Periodo Shinshinto
Nagasa: 69,7 cm
Sori: 1,9 cm
Moto-haba: 3,1 cm
Moto-kasane: 0,7 cm
Saki-haba: 2,1 cm
Saki-kasane: 0,5 cm
Mei: Tobu Minamoto Motooki
Descrizione: katana
firmata Tobu Minamoto Motooki, del periodo Shinshinto, provincia di Mutsu.
Sugata Shinogi zukuri, iori mune, chu kissaki. Hada itame misto a mokume in
ji nie. Hamon gunome choji misto a ko gunome midare con tobiyaki, sunagashi,
kinsuji, ko nie, nioi e ashi. Boshi midare komaru con profondo kaeri. Nakago
ubu, saki kurijiri, yasurime kesho o sujikai. Habaki in rame e oro con
lavorazione a doppio strato. La lama é montata su koshirae (nagasa: 97,0 -
tsuka: 22,5) in itomaki nero con fuchi e kashira in shakudo nanako
raffiguranti scene di caccia, menuki in shakudo a tema guerrieri in armatura
e tsuba maru gata, anch’essa in shakudo con bordo in oro raffigurante scene
di guerra.
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Nome oggetto (kanji): 刀
Nome oggetto (romaji): Katana
Epoca : Periodo Shinto
Nagasa: 71,1 cm
Sori: 1,5 cm
Moto-haba: 3,6 cm
Moto-kasane: 0,8 cm
Saki-haba: 2,9 cm
Saki-kasane: 0,5 cm
Mei: Kikumon tosa Shogen
Tameyasu
Descrizione:
katana Kikumon Tosa Shogen Tameyasu, primo periodo Edo, provincia di Kii;
Tameyasu é figlio di Yasuhiro. Sugata shinogi zukuri, iori mune, nakago ubu.
Hada in fine ko itame. Hamon gunome choji midare in notare, con tobi yaki e
sunagashi. Boshi suguha con kaeri ampio e breve ritorno. Nakago: ubu, 1 mekugi
ana. Montatura in koshirae del periodo Edo, con tosogu in oro e shakudo a tema
floreale e habaki in oro. Certificato: token hozon kanteisho. Forgiata nell’era
Kan’ei, 1624 circa, primo periodo Shinto. Tameyasu é il fondatore della scuola
Kii Ishido, stile Bizen.
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I
Netsuke sono piccole sculture di solito in avorio o in legno la cui origine
risale probabilmente al XV secolo. Queste piccole sculture erano forate da due
buchi per i quali passava un cordoncino in seta ed erano destinate a fissare
alla cintura del kimono la scatoletta delle medicine o la scatola del tabacco o
l'astuccio della pipa. I netsuke erano fondamentalmente concepiti per il loro
uso: gli abiti (kimono) giapponesi non avevano le tasche, cosí i piccoli
oggetti o cose che le persone si portavano appresso venivano messi in dei
contenitori (inro) (porta monete, porta tabacco, porta spezie etc.) attaccati a
una cintura (obi) di seta tramite una corda (himo), e per evitare che questi
contenitori scivolassero via, all' estremitá opposta della corda veniva attaccato
un bottone (netsuke da ne:legna e tsuke: bottone). Tutti questi accessori sull'
abito non avevano solo uno scopo pratico ma venivano anche usati come
ornamento, in particolare il netsuke. La moda di portare qualche oggetto
elegante si diffuse agli inizi del XVII secolo (1600): all' inizio, i netsuke
venivano considerati semplici bottoni di avorio e metallo; occasionalmente,
venivano impiegati grossi pezzi di avorio con al centro una placca con una
figura, cosí nacquero i MANJU NETSUKE, con un corpo a forma di scodella, la
maggior parte dei quali in avorio decorati con al centro un disco di metallo
inciso circolare. I netsuke con figure tridimensionali si diffusero solamente
nel XVIII secolo (1700). La crescente domanda di netsuke con figure artistiche
fu dovuta al fatto che i commercianti, dediti al'uso del tabacco, divennero la
classe dominante agli inizi del 1700: dal tempo dei primi portoghesi che
importarono il tabacco agli inizi del 1600, essere fumatore divenne molto
popolare specialmente tra i mercanti e gli artisti/artigiani, e il fumare
divenne un rito che precedeva tutti gli incontri commerciali; cosí come per la
cerimonia del té, gli accessori per fumare venivano notati e ammirati e i
netsuke cominciarono a ricevere le prime attenzioni. Se si osserva un netsuke
realizzato a partire dai primi anni del 1800 si nota un netto miglioramento
nello stile: i soggetti sono composti con grande attenzione ai dettagli.
Durante il periodo Meiji (1867-1912) il Giappone aprí le porte all' occidente,
il concomitante sconvolgimento politico e sociale colpí e rimosse il
tradizionale indumento giapponese, il kimono, e di conseguenza divennero
inutili anche gli stessi netsuke. Tuttavia gli intagliatori di avorio non
scomparirono, ora loro lavoravano soprattutto per il mercato estero; da quando
il Giappone prese parte all' esposizione mondiale di Parigi del 1867 e di
Vienna del 1873, le arti e i manufatti Giapponesi divennero moda, e anche i
netsuke ricevettero grande attenzione.
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Nome oggetto (kanji): 根付
Nome oggetto (romaji):
Netsuke
Epoca : Tardo Edo Jidai
Dimensioni: 3,2cm x 3,7cm x
3,1cm
Peso: 26,1gr
Descrizione:
netsuke in avorio del tardo periodo Edo, XIX sec, firmato Shozan. L'uomo qui
raffigurato con aria rilassata tiene una zucca in una mano mentre appoggia il
volto sull'altra. I particolari del viso sono netti e ben delineati (perfino i
denti risultano curati e dettagliati ed i capelli minuziosamente riportati) e
comunicano un raro stato di grazia del soggetto; la capigliatura é quella
classica del Giappone medievale. Le finiture sono quelle di un maestro
intagliatore, dal kimono fino al sandalo che compare fra le pieghe. Il kimono é
forse quanto di piú curato si possa osservare in un netsuke. Le fantasie di
collo e mani, netti e perfettamente delineati, sono seguiti da finiture piú
grandi raffiguranti il kamon hanabishi, mentre sulle estremitá di maniche e
pantaloni il motivo floreale é inciso profondamente ed in modo impeccabile.
Netsuke di alto livello.
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Nome oggetto (kanji): 根付
Nome oggetto (romaji):
Netsuke
Epoca : Meiji Jidai
Dimensioni: 4,2cm x 5,0cm x
2,6cm
Peso: 32,3gr
Descrizione: netsuke
in osso del periodo Meiji, XIX sec, firmato Gyokuryu reca una seconda
inscrizione in rosso incorniciata che recita Hagoromo. Con la parola Hagoromo
si indica il kimono divino dei Tennin, in questo caso della versione
femminile Tennyo, esseri spirituali del buddismo giapponese simili agli
angeli occidentali. Sono solitamente descritte come esseri di innaturale
bellezza vestite con kimono colorati (tradizionalmente in cinque colori) e
riccamente ornati con fiori di loto quali simboli di illuminazione. La
peculiaritá risiede proprio nel colore, inusuale nei netsuke, qui distribuito
su tutta la superficie del kimono. Come da tradizione campeggiano in bella
vista numerosi fiori di loto che adornano la veste in diversi punti. Il
kimono é elaborato, esuberante e richiama le vesti di foggia antica.
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Nome oggetto (kanji): 根付
Nome oggetto (romaji):
Netsuke
Epoca : Tardo Edo Jidai
Dimensioni: 4,0cm x 3,9cm x
3,9cm
Peso: 33,2gr
Descrizione:
netsuke in avorio del tardo periodo Edo, XIX sec, firmato Mitsuyuki. Il netsuke
ritrae un uomo anziano, un saggio, dai lunghi capelli con il tradizionale
cappello di paglia giapponese ed un cesto di vimini al braccio intento a
riposare su un tronco d'albero. L'uomo reca inoltre in mano un bastone che a
prima vista appare di bamboo ma che osservato con attenzione sembra fatto di
ossa. I dettagli sono eccellenti. I lunghi capelli sono scolpiti uno ad uno con
meticolosa precisione. Il tronco su cui riposa sembra realmente di legno, con
venature ed incavi. I dettagli del kimono sono peró quelli che piú colpiscono,
con una fantasia che seguendo le pieghe del vestito ne ricopre l'intera
estensione, con ricami e fiori di realistica raffigurazione. Il volto
dell'uomo, come si puó osservare dalle foto, presenta tutta la carica
espressiva che l'artista ha voluto conferirgli. Il presente netsuke si colloca
fra quelli di alto livello.
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Nome oggetto (kanji): 根付
Nome oggetto (romaji):
Netsuke
Epoca : Tardo Edo Jidai
Dimensioni: 5,0cm x 3,4cm x
1,7cm
Peso: 33,0gr
Descrizione:
netsuke in avorio, risalente al tardo periodo Edo, firmato GyokuShi, di tipo
mennetsuke. Vi é rappresentato un saggio in un'iconografia classica, con la
peculiaritá degli occhi che risultano estraibili dalle orbite, effetto
"scenico" usato soventemente in questa categoria di netsuke. La parte
psteriore é invece ammantata con un motivo di fantasia. Gyoku Shi, attivo giá
ad inizio '800, lavorava sia in avorio che in legno.