MEDUSA FONTE

Nicola Toffolini








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Nel ricordo di Giorgiana Corsini


XXVI edizione

Giovedì 17, Venerdì 18, Sabato 19 e Domenica 20 settembre 2020





Giardino Corsini
Firenze

“GIAMBOLOGNA E LA FATA MORGANA”



In occasione della XXVI edizione di ARTIGIANATO E PALAZZO abbiamo scelto di coinvolgere l’artista Nicola Toffolini, udinese di nascita e residente a Firenze, in una sfida non facile: immaginare e realizzare dieci pezzi unici che “raccontassero” un luogo ricco di storia ma poco conosciuto ai più e che dessero una indicazione precisa per la realizzazione di una nuova opera di arte pubblica da esporvi.

La Fonte della Fata Morgana è un esempio particolarissimo di architettura da giardino sperduto nella campagna fiorentina al limitare del Chianti, a metà tra la tipologia del ninfeo e quella del grotto, voluto da Bernardo Vecchietti nella seconda metà del Cinquecento all’interno del parco della Villa “Il Riposo”, che custodiva la statua marmorea della Fata Morgana scolpita da un giovanissimo Giambologna.
Una scultura di una bellezza unica, che alla fine del Settecento un miope direttore degli Uffizi definì “di poco valore” tanto da decretarne la vendita da parte di uno “sprovveduto” Granduca ad un mercante inglese dall’occhio lungo. L’opera sparita per secoli è solo recentemente ricomparsa in un’asta internazionale ma resta ahimè saldamente in mani private.

Il contributo di Toffolini si concretizza in dieci disegni - carichi di suggestioni ed echi di bellezza che funzionano da raccordo per riunire tutti i frammenti della storia - che sono alla base del progetto “MEDUSA FONTE”, ispirati alle opere del Giambologna sottratte nei secoli e ormai andate disperse: in primis il “mascherone” di Medusa - originariamente collocato nella nicchia esterna dalla quale i viandanti potevano approvvigionarsi dell’acqua - ma anche il “mostaccio di gatto” da cui l’acqua zampillava, lo stemma della famiglia Medici con relativo Toson d’Oro del Granduca Francesco I di Toscana ed il sole del “trigramma” di San Bernardino da Siena.



Il suo gesto artistico contemporaneo - in bilico tra scienza, botanica, arte, artigianato - lo ha portato a realizzare dei lavori meravigliosi, esposti nei giorni della Mostra nella inedita e rinnovata Sala da Ballo di palazzo Corsini e raccolti in questo catalogo con un testo introduttivo di Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi, per i quali ci auguriamo il nostro pubblico potrà donare delle cifre generose a sostegno di “ARTIGIANATO E PALAZZO: GIAMBOLOGNA E LA FATA MORGANA”.

Il nostro auspicio è quello poi di poter realizzare una “nuova” Medusa - tra quelle immaginate da Toffolini - per collocarla là dove era stata pensata, per accogliere e rinfrescare i viandanti di questo angolo poco conosciuto della campagna toscana.

Un luogo di bellezza unico che desideriamo possa presto tornare ad essere fruibile da tutti, dal grande pubblico come dagli studiosi, attraverso questa iniziativa che fin da subito ha trovato l’appoggio entusiasta del Comune di Bagno a Ripoli e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato.


Un sentito ringraziamento alle importanti realtà che sostengono il nostro impegno: Fondazione CR Firenze, Devon&Devon, Intesa Sanpaolo, The Nando and Elsa Peretti Foundation, Fondazione Ferragamo, B&C Speakers, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Michelangelo Foundation.



Giorgiana Corsini e Neri Torrigiani
30 luglio 2020



Stralcio da taccuino progettuale: Pressione
Disegno con penna nera Pigma 0,05 e 0,1 su taccuino Moleskine Japanese Pocket Album
cm 14 x cm 9
Nicola Toffolini 2012/2020

Stralcio da taccuino progettuale: Germinazione
Disegno con penna nera Pigma 0,05 e 0,1 su taccuino Moleskine Japanese Pocket Album
cm 14 x cm 9
Nicola Toffolini 2012/2020

COME IL VUOTO DI UN IPOGEO…


Le riflessioni grafiche di Nicola Toffolini sulle “Fonti” di Grassina potranno essere criticamente inquadrate, com’è capitato ad altre sue meditazioni sulla natura e sugl’interventi dell’uomo, nell’àmbito di relazioni scientifiche e antropologiche. Ma chi della natura gusti i sensi poetici potrà cogliere in quelle riflessioni gli esiti d’una saggezza che il salmista chiama “sapienza del cuore”. Sapienza non già connessa alle nozioni logiche, bensì ai sentimenti. Fin dalle prime chiose vergate da Nicola al cospetto delle “Fonti” e da taluni suoi studi iniziali sullo spirito del luogo in vista d’un suo intervento creativo, verrà naturale riandare alla stagione in cui Bernardo Vecchietti, intellettuale aggiornato e grande mecenate del secondo Cinquecento fiorentino, s’inventò quel sogno di grotta nel parco della sua dimora suburbana, suggestivamente chiamata “Il Riposo”.
Nel dialogo sulle arti (uscito nel 1584 e intitolato con lo stesso nome della villa di Vecchietti, perché è lì che l’azione si svolge) i protagonisti di quei colti ragionamenti decidono, il terzo giorno, di fuggire la calura estiva pomeridiana trasferendosi alla grotta rinfrescata dall’acqua d’una fontana. «Esce in larga vena quest’acqua cristallina a piè del colle […] in una grotta fatta con grande artificio e tutta per entro vagamente dipinta e, cadendo in una gran pila ovata, con dilettevol suono si fa sentire. Sopra il vaso che l’acqua riceve è una bellissima donzella ignuda di marmo fatta da Giambologna». E del Giambologna è pure la Medusa (assente) cui all’artista odierno si domanda una replica ideale. Tutto - alle “Fonti” - è segnato dalla cultura eccentrica di Francesco I de’ Medici, il principe estroso che si prefiggeva di creare contraltari artefatti alle fantasie casuali della natura. Nei suoi primitivi appunti Nicola riconosce nel ninfeo un posto ricco «di echi e di bellezza, come un sito storico/archeologico, come il vuoto di un ipogeo … pareti nude striate dal passaggio degli elementi naturali». E in quest’anno 2020, in cui con Raffaello si rinnova la memoria della ‘Domus aurea’ di Nerone, quasi viene spontaneo figurarsi Nicola che entra e s’aggira nella grotta del Riposo, come fra Quattro e Cinquecento facevano gli artisti che si calavano nei cunicoli sotterranei del colle Oppio per accedere agli antri dipinti della residenza affascinante e folle che Nerone s’era fatto costruire proprio a Roma. Gli artisti - compresi quelli grandi, a principiare da Raffaello - respiravano lì dentro la cultura antica a uno degli stadi suoi più alti e mutavano, così ispirati, il loro stesso tragitto linguistico. Riesce facile ora immaginarsi Nicola che, da solo, in questa piccola grotta rivive il rapporto lirico fra gli artifìci spontanei della natura e le creazioni della mente e del cuore dell’uomo.

Antonio Natali
Storico dell’arte già direttore della Galleria degli Uffizi



Stralcio da taccuino progettuale: Germinazione
Disegno con penna nera Pigma 0,05 e 0,1 su taccuino Moleskine Japanese Pocket Album
cm 14 x cm 9
Nicola Toffolini 2012/2020

Stralcio da taccuino progettuale: Tensione
Disegno con penna nera Pigma 0,05 e 0,1 su taccuino Moleskine Japanese Pocket Album
cm 14 x cm 9
Nicola Toffolini work in progress

MEDUSA FONTE


La “Fonte della Fata Morgana” mi ha da subito suggestionato con la sua bellezza in absentia, disadorna e desolata ma carica di echi e di bellezza, con le sue pareti nude striate dal passaggio degli elementi naturali. La sua bellezza è tale perché è in qualche modo sopravvissuta a se stessa. Per questo le attribuiamo adesso un valore ambientale, di verità legata al contesto in cui è collocata, attraverso il tentativo di ripristinare la dotazione artistica originaria, ricostruendo le sculture che vi abitavano. Nel mio intervento ho accolto l’eco di queste suggestioni, cercando qualcosa che fungesse da raccordo per tutti i frammenti della storia della Fonte: in primis il “mascherone” di Medusa, originariamente collocato nella nicchia esterna dalla quale i viandanti potevano approvvigionarsi dell’acqua. Ho immaginato quindi dei disegni composti concettualmente di due parti: una di natura descrittiva, dove l’elemento organico (che rappresenta la Medusa), cresce e si sviluppa, definendo una temporalità, l’orizzontalità della Storia. Un’altra parte invece in cui forme architettoniche monolitiche diventano elementi fortemente presenti ma estranei, che in parte coprono o tengono in posizione l’elemento vegetale. I disegni vogliono far coesistere forzatamente due modalità di rappresentazione, una descrittiva e l’altra iconica, in cui Il dato naturale si rivela nell’imminente incontro con il proprio limite. Il limite è infatti il tema centrale del mio intervento installativo. La figura di Medusa incarna infatti le forze della Natura, incontrollabile e a noi realmente inconoscibile. Nella mitologia la Medusa arginava la Natura, la pietrificava. La presenza di Medusa era dunque un tentativo di mettere un freno alla Natura stessa, di arginarla. Il mio progetto gioca su questa utopia, rappresentando la tensione tra diverse tensioni: la nostra fisiologica necessità di controllo e la forza indifferente della Natura. L’elemento naturale si rivela infatti come possibilità solo nell’imminente incontro con il proprio limite: l’elemento scultoreo. La rassicurante mimesi della rappresentazione appare attraverso l’elemento vegetale, ma la potenza dell’elemento scultoreo è di tale intensità da cancellare ogni possibile ricerca di ‘quiete’, sulla soglia di un mondo sconosciuto. L’elemento vegetale e la schiacciante campitura plastica sono elementi accoppiati che raccontano storie diverse, generando un luogo assolutamente chiuso ma aperto alle continue trasformazioni, in cui si attende sempre qualcosa che sta per accadere. In tutto questo l’acqua della fonte continua a scorrere come elemento germinativo infinito e inarrestabile…

Nicola Toffolini
Artista


Studio-Cemento_01a
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03 e 0,05
su carta Fabriano Accademia da 200g/m2 con elementi a rilievo
cm 29,7 x cm 19
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Cemento_01b
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03 e 0,05
su carta Fabriano Accademia da 200g/m2 con elementi a rilievo
cm 29,7 x cm 19
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Cemento_02
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03/ 0,05/ 0,1 di color nero,
Copic Marker, Copic Wide 100 Black su carta Fabriano Accademia da 200g/m2
cm 50 x cm 37,7
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Edera_01
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03 e 0,05
su carta Fabriano Accademia da 200g/m2
cm 29,7 x cm 19
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Edera_02
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03/ 0,05/ 0,1 di color nero,
Copic Marker, Copic Wide 100 Black su carta Fabriano Accademia da 200g/m2
cm 50 x cm 37,7
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Edera_03
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03/ 0,05/ 0,1 di color nero,
Copic Marker, Copic Wide 100 Black su carta Fabriano Accademia da 200g/m2
cm 50 x cm 37,7
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Edera_04
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03 e 0,05
su carta Fabriano Accademia da 200g/m2 con elementi a rilievo
cm 29,7 x cm 19
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Gesso_01
Disegno con penna nera Copic Multiliner
SP 0,03/ 0,05/ 0,1 di color nero,
Copic Marker, Copic Wide 100 Black
su carta Nostalgie Hahnemühle da 190g/m2
cm 29,7 x cm 42
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Gesso_02
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03/ 0,05/ 0,1 di color nero,
Copic Marker, Copic Wide 100 Black su carta Nostalgie Hahnemühle da 190g/m2
cm 29,7 x cm 42
Nicola Toffolini/AEP 2020



Studio-Gesso_03
Disegno con penna nera Copic Multiliner SP 0,03/ 0,05/ 0,1 di color nero,
Copic Marker, Copic Wide 100 Black su carta Fabriano Accademia da 200g/m2
cm 50 x cm 37,7
Nicola Toffolini/AEP 2020


NICOLA TOFFOLINI


Nicola Toffolini è nato a Udine nel 1975, vive e lavora tra Firenze e Coseano (UD).
Artista, performer e designer esprime la sua creatività attraverso sculture, installazioni e disegni. Realizza opere e installazioni di dimensioni variabili integrando materiali artificiali e tecnologici con elementi orga-nici dei quali solitamente condiziona gli equilibri e i ritmi di crescita.
Toffolini si esprime anche attraverso il disegno. I taccuini dell’artista registrano, in maniera minuziosa, le fasi evolutive dei suoi progetti installativi, mescolando volontà analitica, rappresentazione naturalistica e invenzione artistica. Con una attitudine quasi ingegneristica, Toffolini mostra il divenire del suo pensiero, nel passaggio dall’idea alla messa in opera, riuscendo a conferire poeticità e visionarietà alla freddezza del disegno scientifico.



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