Ci siamo giocati il silenzio.
Col tempo, e non so quanto consapevolmente; ma ce lo siamo giocato; bruciato dall’ansia dell’efficienza.
Il silenzio è diventato intollerabile; perché nel silenzio si pensa e pensare non è sempre giovevole; anzi.
Lo si constata quando c’è richiesto un minuto di raccoglimento; ch’è quasi subito rotto da un applauso, partito non tanto per esibire sentimenti di partecipazione, ma per mettere a tacere il silenzio.
Il pensiero ha i suoi tempi.
Che per solito sono assai lontani dalla convulsione dei ritmi odierni.
È il silenzio, coi suoi intervalli, il requisito che rende possibile la distinzione dei suoni e delle voci.
L’occhio del riguardante, guidato dalla sordina di suoni rarefatti, n’è sedotto.
E il cuore – commosso – s’immerge in quella vita parallela, divenendone partecipe.

I rumori con le loro evocazioni di stati d’animo, memorie, emozioni, affetti, sono sottesi anche alla mostra SONUS Firenze: istallazione ch’è un invito a vivere la città come i suoi stessi abitanti non sanno più fare.
I rumori delle botteghe affacciate sulla via, che il traffico assordante e incessante ha ammutoliti e che una volta inducevano almeno a buttare uno sguardo all’interno, sono stati registrati e vengono trasmessi al visitatore con una tecnologia che consente un coinvolgimento assoluto; al segno da configurarsi alla stregua d’una realtà ricreata, parallela (appunto), ancorché magari cronologicamente distante; distante, eppure prossima, perché a fuoco impressa nella memoria.
È una realtà che riaggalla tutt’intera ogni volta che i sensi proustianamente la resuscitino, portando con sé il melanconico turbamento di non averla a suo tempo gustata come avremmo dovuto.
Con le cuffie geo-localizzate l’udito recepisce i suoni, e la mente (ma vorrei dire il cuore) li riconosce; e i suoni immediatamente si sintonizzano sulle proiezioni d’immagini che son loro pertinenti, sicché l’occhio entra nei luoghi dove gli artigiani seguitano il loro lavoro e non c’è nulla che distolga il riguardante/ascoltatore dalla vita d’una città che intensamente torna sua.
O, meglio, ‘diventa’ finalmente sua; giacché un’immersione così integrale e vivida non l’avrà mai sperimentata prima.
Vivida, ma anche – andrà sùbito aggiunto – lirica; giacché si tratta di un’esperienza di sensi che non ha nulla a che vedere con le fantasmagorie di tanti spettacoli attuali, che, facendo perno sui feticci della storia dell’arte (da Leonardo a Van Gogh) costruiscono ambienti come fossero tubi di caleidoscopî, sulle cui superfici mulinano in un vortice algido i testi più alti della cultura figurativa occidentale.

No; con SONUS Firenze non è così.
I sensi sono parimenti stimolati, ma non è il cervello a uscirne sbalordito e financo stordito; è il cuore che ne sorte commosso, perché le sue corde sono state toccate dagli affetti della memoria: i gesti usati di mestieri antichi, l’epifania di suoni ora ritmati ora inattesi, i silenzi sospesi che intervallano rumori un tempo familiari, le voci che – bisbigliate talora – recitano parole nel buio.
La mente recupera il passato e, per un corto circuito, il cuore lo rivive con emozioni rinnovate.
È un cerchio ideale che si chiude riguadagnando il suo esordio.
Può esserne icona una mano di cera in una piccola ciotola smaltata: il calore scioglie la mano e la cera torna a essere cera, soltanto cera.
Pronta, però, a un’altra foggiatura.
E di nuovo – magari – una mano.

Antonio Natali
già direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze

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L'idea alla base di SONUS è che il visitatore sia guidato attraverso la mostra dai suoni. Suoni solitari, composti, quasi impercettibili, suoni musicali ma anche i silenzi che da sempre abitano la storia e che si intrecciano con un presente vivace.

Il suono nelle sue infinite espressioni sarà accompagnato da immagini intime della città, spesso rubate, frutto di uno studio del paesaggio e delle sue molte combinazioni. Attraverso quest’esperienza ogni spettatore potrà creare una cartografia emotiva propria, ripercorrendo il passato di Firenze e vivendone a pieno il suo presente.

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Gli artisti visivi e sonori che si sono immersi nei suoni e nelle immagini di Firenze sono quattro:

Palu Abadia
Nata in Colombia, residente a New York
Filmmaker 

Vive e lavora a New York. Artista visiva e regista nata a Bogotà, Colombia. Ha lavorato come direttore di fotografia e come editor video per diversi progetti internazionali, tra corti e lunghi documentari, video educativi e aziendali per aziende come Maki creativo, Lacuma Cinema, Maracuya Productions, Verde Coniglio e La Maraca Producciones. Ha esposto il suo lavoro in festival, mostre collettive in Sud America e negli Stati UnitiLa sua ricerca va dal video sperimentale all’animazione stop motion e i documentari.

“Crescendo in Colombia ho sempre avuto il desiderio e l'entusiasmo di osservare, catturare e condividere la vita come accade: prima attraverso le immagini fisse, e successivamente attraverso le immagini in movimento. Il mio obiettivo è di connettermi con le persone a un livello profondo e sincero, di aprire le menti altrui e di imparare insieme. È anche un modo per attraversare il mondo e tradurre l'esperienza viva in storie per un pubblico più ampio, dove le persone possono riflettere di nuovo sulla realtà, creare nuovi rapporti con essa e sentirsi identificati. Le mie storie focalizzano l'attenzione su soggetti che non sono riconosciuti o che vivono ai margini della società, ma esemplificano il coraggio, l'attenzione e la passione, le persone che lottano per le cose in cui credono per rendere meglio la loro comunità. Molti dei miei soggetti sono artisti dedicati che sono disposti a fare grandi sacrifici per inseguire i loro sogni. Penso che più che mai, dobbiamo riconoscere quelli artisti il cui lavoro riflette tutte le dimensioni della condizione umana. La conclusione più importante che ho raggiunto attraverso la produzione di documentari è che sia indispensabile avere sempre gli occhi aperti e attenti, per cercare di vedere i fili talvolta invisibili che ci collegano tra di noi. Infine credo che sia importante evidenziare la rilevanza dell'arte nella nostra vita, come espressione che riflette la nostra condizione come esseri umani, che porta elementi che non sono necessariamente parte della sfera razionale, ma che danno significato al nostro spirito".

Sandra Miranda Pattin
Nata in Colombia, residente in Italia
Artista e curatrice

Ha studiato Belle Arti a Firenze, Italia, ha esposto ampiamente in Europa, Cina e Sud America con lavori che vanno dal disegno perforato alle istallazioni e infine alla performance di cui si è occupata a lungo. Ha partecipato in numerose mostre personali e collettive in Musei, gallerie, Biennali e Festival. Ha lavorato con curatori come Marco Scotini, John Spike, Juan Xu. Ha scritto sceneggiature per documentari artistici, diretto la produzione di molti progetti multimedia, sonori, di performance e anche teatrali. Vincitrice di numerosi premi, tra cui il recente primo premio di fotografia della Camera di Commercio di Mantova e la nomination al Sara Modiano Award. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche quali: Camera di Commercio di Mantova, Italia, Diart Fondazione d’Arte Contemporanea, Sicilia, Italia, Museo di Lisbona a Barcellona, Spagna, Centro Colombo Americano, Bogotá, Colombia fra le altre. Consulente artistico al Zhengmou Museum of Art, Qingdao, in Cina, di Fabbrica Progetto, Gambettola, consulente della Biennale di Buenos Aires e direttore dei progetti internazionali della Biennale di Firenze, dove ha lavorato con artisti come Marina Abramovic, Gilbert & George, David Hockney, Christo and Jeanne Claude fra tanti altri. Ha curato progetti dove espone con artiste come Regina Jose Galindo, Xiao Lu fra le altre. Ha co-fondato la rivista ArtSEEN Journal e il canale TV web Sillon 8. Vive e lavora fra Colombia, Italia e Stati Uniti.

"Lavoro primordialmente in istallazioni e performance anche se sono fermamente convinta che ogni progetto abbia bisogno di un’articolazione estetica specifica, è così che il fulcro della creazione per me avviene nel creare prima un dialogo con l’intorno ed il contesto. Sono interessata al corpo come territorio di trasformazione, dove l’invisibile diventa visibile ed abbandona lo stato astratto in cui abita nella mente; osservo quasi con ossessione la reazione del corpo alla vita quotidiana, i diversi stati che esso attraversa durante il giorno, come il corpo è vittima e carnefice allo stesso tempo in quel equilibrio precario, quel interstizio dove si fonda la mia ricerca. Solo quando un pensiero attraversa il corpo, diventa reale, mentre nella mente è manipolabile, la vera comprensione di qualcosa avviene nella traduzione del pensiero alla fisicità del corpo, avviene anche senza la nostra volontà, il corpo non mente. Per questo motivo sono particolarmente interessata all’impellente necessità degli esseri umani a ritualizzare. Quest’azione è il nostro modo di fare reali i vincoli, i passaggi della vita e li cambiamenti, ma se il rituale fosse usato come mezzo di trasformazione al di fuori dei cannoni della società e le tradizioni, può allora diventare un mezzo di dialogo potente con se stessi e con lo stato di ciò che è intorno a noi, permettendoci così uno spazio dove l’evoluzione avviene pienamente".
Dopo tutto Darwin affermava: “La specie che sopravvive non è la più forte ma quella che si adatta meglio”.

Diana Restrepo 
Nata in Colombia, residente in Colombia
Artista sonora

Nata in Colombia, ha studiato Percussione a Parigi. Come percussionista ha lavorato 5 anni e anni e mezzo nell'Orchestra Sinfonica di Venezuela e come soprannumerario nella Banda Sinfonica di Bogotá. Tra il 1995 e il 2003 è stato responsabile della cattedra di percussioni presso la Pontificia Università Javeriana e Università Autonoma de Bucaramanga. Nel 2010 inizia un percorso nel campo della performance e della creazione sonora dove riflette sulla memoria e l'oblio , tema principale della sua ricerca. Ha lavorato come artista e performer sonora nei seguenti progetti: Progetto caduta, 2013, proposta sonora per l'installazione durante Fiera Internazionale del Libro di Bogotá con la partecipazione di 12 artisti colombiani e curata da Luis Carlos Tovar. Glockenspiel1 2012: miniatura elettroacustica selezionata per la mostra di Sonema 3 -Interferencias. Bogotá, Colombia. AKZ1 2012: performance visiva e sonora come rappresentazione dell’alfabeto spagnolo realizzata in collaborazione con David Medina per la Seconda Olimpiade Alfabeto del Mondo, Bangkok, Tailandia. Water Island, 2012: pezzo elettroacustico e percussioni in 6 scene, in collaborazione con Federico Demmer, Museo di arte moderna, Bogotá. Nativas Foraneas 2010: intervento sonoro per l’esposizione dell'artista Eulalia de Valdenebro, in collaborazione con Federico Demmer. Progetto "Lettere a Leo Kopp" in collaborazione con Nina BendzkO include un’opera di radio feature e un intervento nel Cimitero centrale di Bogotá. Sound Design per il Documentario: Donne davanti, la legge delle più nobili di Lula Gómez. Bogotá, 2015; Film documentario sui suoni di Firenze, Italia, 2016; documentario su Enrique Santos Calderon, di Nina Bendzko.

"Dalla mia ampia formazione e sperimentazione come percussionista mi sono avvicinata alla  memoria personale e collettiva, come materia plastica e le sue relazioni con il fatto sonoro, corporale ed emozionale.  Lavorare con la memoria ci permette riconfigurare attraverso un processo di selezione e scelta tra ciò che viene soppresso e ciò che viene conservato. Ho scoperto che nel guardare al passato si ottiene un potere determinante su ciò che scegliamo di dimenticare o di ricordare. Indago sul punto dove la memoria individuale e collettiva si incontrano: entrambe fissate in un contesto in cui non esiste una sola, ma una pluralità di memorie configurate dall’intorno sociale, il genero, la storia e l'identità personale. Al crocevia delle molteplici memorie individuali e collettive propongo la sonorità come un ponte tra l'immaginario e il mondo reale. M’interessa come il suono è installato nel corpo, il suo rapporto con la lingua e la poesia, con il territorio e la cartografia come scrittura e ascolto, con l’archivio e le sue cancellature o con le città e li ambienti sonori. Ricordo il dialogo delle città che abito: come suonano?, come le ascolto? Indago sui loro suoni e le voci delle loro memorie in relazione alla mia storia ed a quella dei loro abitanti. Inseguo l'impronta acustica che la memoria di un luogo, di un ricordo o di un corpo può imprimersi in noi".

David Medina
Nato in Venezuela, residente in Colombia
Artista multimedia

I suoi interessi si concentrano nel caso, la appropriazione e le interfacce testuali, sonore e visuali come membrana di orientamento estetico e politica nel campo delle arti e l'uso delle moderne piattaforme di informazione come mezzo plastico e sonoro. Attualmente lavora con software generativo, suono ed elettroacustica, net.art, il video e l'installazione, nonché la produzione artigianale di libri d'artista edizione unica. Co-fondatore del collettivo di arte sonoro Trasonante e della piattaforma di arte geolocalizzata Trasona.  Ha diretto e realizzato progetti tecnologici, geolocalizzazione e transmedia per RCN Televisione, E-nnovva, Content Films, e il Comune di Bogotá.

Artista sonoro e Multimediale, prima formatosi come Ingegnere Informatico, in seguito ha conseguito un Master in Arti Visive nell’Università Nazionale di Colombia. Conta una lunga esperienza in progetti sia collettivi che individuali come
"ARLES -Les Rencontres de la photographie”, Francia, 2017- a cura di Timothy Prus de AMC/Archive of Modern Conflict. Luton Auguries – in collaborazione con Timothy Prus basato sul libro “Luton Auguries” Luton, UK - 2017. / Co-fondatore di Trasonante collettivo insieme a Guillermo Lares e Diana Restrepo. / “Trasona” – Piattaforma online y mobile (Android y iOS) Per localizzazione di opere sonore.
“YUCA Magazine”. Sviluppo algoritmo e opere grafiche perla rivista YUCA, No.2
2017 editore Juliana Gómez e Lina Rincón. Artículo “A Utopia of Permutations”. Impresa a Barcelona / Distribuzione STACKS, London. / “UNDO”, di Luis Carlos Tovar. Composizione elettroacustica multimedia, Galería Beatriz Esguerra,  2016. / “Grama: NaipeVernacular”. Tesi di Master, Fundación escuela Taller – Estación de la Sabana, 2016. / “88.5 FM” – Istruzioni per perdere un diario Laura Wiesner. Composizione elettroacustica e emissioni radio FM portatile nella biblioteca della Università Nazionale. Opera radio e teatro espanso presentata nel marco di Experimenta SUR / Mapa Teatro, Colombia 2015. / “Liquid Cartographies Berlin”, Laboratorio Immagine, Conoscenza e gestalt di Berlin e il master di Habitat y Artes Plásticas y Visuales dell’Università Nazionale, Colombia. / “Liquid Cartographies Bruxelles”. La Maison de la Paix nel marco del progetto Water in the Borders, 2015. / “Esta Mar Desierta”. Feria di Arte Studenti Master di Arti  dell’Università Nazionale, Casa Común, 2015. / “Todo lo que hacemos es un espejo”. Concerto elettroacustico e collaborazione audio e video con Mauricio Bejarano, Bárbara Santos, Viviana González, Andrés Martínez, Diana Restrepo, Alicia Caldera, Sebastián Bejarano y Ernesto Montiel. Matik- Matik, Colombia 2015. / “SATÉLITE”. Serie di concerti di elettronica e fonografia insieme a Ricardo Arias, Roberto García, Mario Andrés Salazar, Juan Cortés, David Vélez, David Medina, Nobara Hayakawa, Felipe Ñañez y Federico Demmer. Conferenza “Música y electricidad: Una historia ilustrada”. Galería Valenzuela-Klenner. / Time to Pay. Performance sonoro improvvisazione con Time To Pay e Masha Bronnikova nella Mostra Invisibile- Inaudible, Espacio La Luz. / “Song of the siren”. Composizione e performance sonoro con Masha Bronnikova Museo de Arte Contemporáneo, Colombia. / “La Otra Online”. Architettura e sviluppo della piattaforma multimedia online della Bienal de arte contemporáneo La Otra y La Otra Radio. Insiema Elizabeth Vollert e Bárbara Santos. Colombia 2013. / “Proyecto Caída”, con Luz Angela Caldas, Luis Carlos Tovar, Jaime Iván Gutierrez, Andrés Posada, Daniel Santiago Salguero, Silvia Salgado, Nina Bendzko, Diana Gamboa, Cristina Figueroa y Jair Luna. Feria del Libro de Bogotá. Presentazione di paesaggio sonoro, appropriazione, composizioni e remixing alive. Hangar 9. In collaborazione con Diana Restrepo. Bogotá, Colombia 2013. / “AKZ1” - Bangkok. Second World Alphabet Olympics. Bangkok, Tailandia. In collaborazione con Diana Restrepo, 2012.

Gli artisti di origini sud-americane hanno collaborato con un team di professionisti del territorio, raccontando la città in un modo unico e artistico, favoriti da un occhio non viziato che gli ha permesso di approcciarsi alla realtà fiorentina con curiosità e sguardo innovativo.

Regia:
Palu Abadia

Regia Sonora:
Diana Restrepo & David Medina

Direzione Artistica e Performance:
Sandra Miranda Pattin

Direzione di Produzione:
Monica Sperandio

Direttore Generale di sensemedia & Sonus:
Marco Mazzinghi

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